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Vittorio Agnoletto a Monza
«Quando i ricchi decidono della vita dei poveri»
Convegno organizzato da CGIL CISL UIL Brianza
di Franco Isman

Giovedì 5 luglio mattina si è tenuto alla Sala della Cultura un convegno organizzato dai sindacati della Brianza, con la collaborazione di Nigrizia, rivista dei missionari Comboniani, della LILA (Lega Italiana Lotta AIDS) e di MSF (Medici Senza Frontiere), per mettere in evidenza, anzi denunciare, il gravissimo problema delle malattie infettive, Aids in particolare, nei paesi in via di sviluppo, il cosiddetto Sud del mondo. Sala piena ma (vogliamo dirlo?) per la massima parte di delegati sindacali con regolare permesso; del tutto assente la cosiddetta società civile: mancanza di informazione, mancanza di voglia, difficoltà derivanti dall'orario.

Introduzione, relazione e conclusioni finali sono state naturalmente degli organizzatori: i segretari generali dei tre sindacati confederali. Bruno Ravasio nella sua relazione espone le motivazioni del convegno. Dopo il processo di Durban che ha visto soccombenti le principali multinazionali del farmaco (imperi economici con bilanci superiori a quelli di buona parte degli stati del mondo). Fra le altre, a far le spese di quella sentenza è stata la Roche, che ha uno stabilimento a Monza e qualche peccatuccio da farsi perdonare da queste parti (do you remember Seveso? - dice Ravasio), i sindacati propongono alla direzione aziendale di Monza "una discussione aperta fra azienda, sindacato, associazioni impegnate nella lotta contro l'Aids e lavoratori su un problema così delicato e importante". Accoglienza formalmente cortese ma dopo un po' di schermaglie interlocutorie dichiarazione finale di impossibilità per la Roche Italia di trattare l'argomento. Analogo risultato alla Boehringer Ingelheim. Ed allora il convegno, pensato non solo in vista del G8 di Genova ma anche quale contributo dei sindacati a far crescere la coscienza attorno alla grande questione del "pianeta spezzato".

Questi i dati del problema:
Dopo gli interventi specifici di Diego Marani, redattore di Nigrizia, e del giovane medico di MSF Alessandra Redondi che racconta le esperienze e le frustrazioni vissute in prima persona, derivanti dalla carenze delle strutture e di medicinali effettivamente efficaci, si ha l'appassionata relazione di Vittorio Agnoletto, presidente della LILA ma attualmente più noto come rappresentante del Genoa Social Forum nei contatti con il governo.

L'impegno dei sindacati - dice Agnoletto - rappresenta una novità e, nel medesimo tempo, un importante salto qualitativo, non è lecita una chiusura corporativa, si deve tendere ad una garanzia universale nel modo del lavoro.
Il mercato dei farmaci è dominato dalle multinazionali e vi è un abisso fra i profitti e la loro ridistribuzione: solamente il 20 per cento è investito nella ricerca, quella ricerca che viene sempre portata a giustificazione dei brevetti ventennali e dei prezzi senza alcun riferimento ai costi, il 30 - 39 per cento viene speso per azioni di lobby nel mondo sanitario e politico. Il settore farmaceutico è quello che distribuisce il reddito più elevato. Qui non si mette in discussione il principio del profitto -continua Agnoletto - si dice solamente che deve esserci un equilibrio fra profitto e diritti umani. Il WTO (Word Trade Organization) è tutto il contrario della casa comune che pretende di essere: è un organismo autoritario dominato dalle nazioni industrializzate e si deve lottare contro questo tipo di globalizzazione.

Le aziende farmaceutiche utilizzano il Sud del mondo per una sperimentazione selvaggia dei nuovi farmaci, senza alcuna garanzia etica, nemmeno quella della continuazione della cura qualora efficace. In quei Paesi, molti sono disponibili alla sperimentazione perché questo è l'unico modo per avere i medicinali.
Non bisogna confondere carità e beneficenza – continua il presidente della LILA - con quelli che sono i diritti. Nel processo di Durban le multinazionali si erano offerte di fornire i farmaci più o meno allo stesso prezzo di quello che sarebbe stato il costo per produrle localmente, ma è stato risposto che si voleva che fosse riconosciuto il diritto a produrle direttamente.

Il convegno si è chiuso con le comunicazioni di Alfonso De Giuli e dell'economista Andrea Fumagalli dell'Università di Pavia, seguiti da alcuni interventi di delegati sindacali con la quasi angosciata richiesta di cosa potessero fare per superare l'egoismo dei singoli che temono che le azioni contro le multinazionali del farmaco (e la Roche in particolare) possano avere conseguenze negative sulle condizioni contrattuali dei lavoratori ed infine dalle conclusioni di Giuseppe Sala.

Abbiamo chiesto a Vittorio Agnoletto come si comporti l'Italia nei confronti dei paesi in via di sviluppo ed abbiamo appreso che il nostro Paese è fra gli ultimi in questo settore in quanto devolve solamente il 2 per mille del PIL (Prodotto Interno Lordo) agli aiuti, contro il 7,5 per mille stabilito dagli accordi internazionali, peraltro disattesi da tutti.
Quanto alle cosiddette tute bianche ed alla contestazione violenta, Agnoletto ci ha confermato di essere personalmente del tutto contrario alla violenza (a suo tempo è stato addirittura obiettore di coscienza) e che, pur essendoci nel Genoa Social Forum diverse anime, attualmente si cerca di convincere tutti alle manifestazioni non violente. Ciononostante, a precisa domanda, ha convenuto che, in effetti, se all'inizio non ci fosse stata la contestazione violenta di Seattle, le sacrosante iistanze contro la globalizzazione selvaggia avrebbero avuto meno chanches di essere prese in considerazione.

Franco Isman
franco.isman@arengario.net




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8 luglio 2001